Roma-Juventus 1-1: l’arte della resistenza giallorossa
Roma-Juventus 1-1: analisi tattica della resistenza giallorossa tra cambi modulo, densità difensiva e un punto d’oro per Ranieri.

Una Roma che non ha dominato, ma ha saputo controllare. E soprattutto, ha saputo soffrire.
C’è un momento, nelle partite tese, in cui il tempo sembra rallentare. Quando ogni metro guadagnato è una conquista, ogni tackle una dichiarazione d’intenti, ogni respinta un grido di battaglia. Roma-Juventus è stata una di quelle partite. Un 1-1 che, più che un pareggio, è sembrato una prova di maturità per i giallorossi. In un Olimpico carico, la squadra di Ranieri ha mostrato cosa significa difendere un’idea e un obiettivo, anche senza la palla tra i piedi.
1. Preludio: da zona retrocessione a sogno Champions
La Roma ci è arrivata con il vento in poppa: sette vittorie consecutive, una sola rete subita – quella di Da Cunha contro il Como. Una rinascita firmata Ranieri, costruita non sull’estetica ma sull’equilibrio, sulla compattezza, sulla capacità di trasformare le difficoltà in punti di forza.
Contro la Juventus, la sfida era soprattutto mentale. Di fronte, una squadra più brillante fisicamente e spinta dalla carica ed entusiasmo dovuto al cambio allenatore. Ma la Roma, come spesso accade con Ranieri, ha saputo scegliere la battaglia, e giocarla alle proprie condizioni.

2. L’inizio: contenere la pressione, poi rialzare la testa
Il primo quarto d’ora è stato un assedio. La Juventus ha subito alzato il pressing, aggredendo uomo su uomo, sfruttando il modulo speculare (3-4-2-1) per costringere la Roma a lanci lunghi verso Dovbyk. Il field tilt dei primi 15 minuti è stato 100% Juventus. Letteralmente. La Roma non aveva mai fatto cosi male, nel dominio territoriale, nel primo quarto d'ora di gioco in questa stagione.

La Juventus attaccava con una struttura ben riconoscibile: Locatelli si abbassava accanto a Veiga, mentre Kalulu e Kelly si allargavano. McKennie e Weah si alzavano sulla linea dei trequartisti, mentre Yildiz e Nico Gonzalez si stringevano al centro. Ne usciva un 4-1-4-1 fluido, che cercava di accedere ai due trequartisti per poi finalizzare. Quando la densità centrale della Roma lo impediva, la Juve cercava le corsie laterali sfruttando le sovrapposizioni continue dei "braccetti" e degli esterni.

Ma Ranieri sapeva che non si può tenere quel ritmo per sempre. E infatti, dal 15’ al 30’, la Roma ha alzato il baricentro, trovando spazi per risalire e costruire. Il field tilt in questo intervallo si è ribaltato: 65%-35% per la Roma, salito poi a 67%-33% nella fascia 30’-45’.
È in questo momento che arrivano le due migliori occasioni del primo tempo. Al 25’, Cristante si inserisce e calcia da pochi metri, ma Kalulu si immola con una diagonale perfetta. Due minuti dopo, Nico González colpisce di testa su cross da destra: parata spettacolare di Svilar, che dice di no a un'occasione con xG 0.15 trasformato in PSxG 0.69.
Il gol del vantaggio juventino infatti è nato da un'azione fluida in campo aperto dovuto al pressing più alto della Roma: Weah lancia lungo per Vlahovic che appoggia per McKennie. Lo statunitense accelera sulla fascia, serve Kalulu in sovrapposizione: il suo cross viene respinto corto e Locatelli, con un gran destro dal limite, firma il pareggio con un diagonale da esterno collo. Il tiro parte con un xG di 0.04, molto difficile da trasformare come ha fatto invece il centrocampista bianconero, infatti, la trasformazione in post-shot xG (PSxG) è salita a 0.84, segno della qualità esecutiva e della difficoltà dell’intervento richiesto a Svilar. Sei uomini bianconeri erano dentro l’area in quel momento: un dato che racconta la vocazione offensiva dell’azione.
La Roma ha avuto il 41% di possesso palla – quarto peggior dato stagionale – eppure ha dato una lezione di compattezza. L’obiettivo non era comandare il gioco, ma disinnescare le fonti bianconere, e colpire quando possibile.
I numeri parlano chiaro:
- 19 tackle totali (5ª stagionale)
- 16 vinti (record stagionale)
- 15 intercetti (record stagionale)
- 34 tra tackle + intercetti (2ª stagionale)
L’unico vero neo è venuto dai duelli individuali: la Roma ha fermato solo il 33% dei dribbling subiti, mentre la Juventus ha completato 66% dei tentativi, seconda miglior performance stagionale per i bianconeri.
In fase di possesso, però, la Roma è stata rinunciataria:
- 20 passaggi progressivi (peggiore stagionale)
- 7 conduzioni progressive (2ª peggiore)
- 103 tocchi nel terzo offensivo (4ª peggiore)
- 230 tocchi nel terzo difensivo (3ª peggiore)

3. Il gol del pari e il momento migliore della Roma
All’intervallo, Ranieri cambia. Fuori Hummels, dentro Shomurodov. Un attaccante in più, un centrale in meno: Ndicka scala al centro, Celik arretra, El Shaarawy si abbassa. La Roma passa così a un 4-4-2, rompendo lo specchio tattico con la Juve.
La Juventus si adatta: Kalulu stringe su Shomurodov, Kelly scala su Soulé, McKennie si occupa di El Shaarawy. Nico Gonzalez e Weah invece seguono i terzini romanisti, formando un 4-4-2 speculare anche nella fase di non possesso bianconera.
La mossa dà subito frutti. Al 49’, una combinazione tra El Shaarawy e Dovbyk porta al primo calcio d’angolo della ripresa. Sul corner, Ndicka colpisce di testa, Di Gregorio respinge corto, e Shomurodov è il più lesto ad avventarsi sul pallone: pareggio.
📌 Gol Roma:
- npxG: 0.10
- Azione da calcio piazzato
- Terzo gol stagionale in Serie A per l’attaccante uzbeko
In questo momento la Roma sembra avere l’inerzia: i due attaccanti mettono in difficoltà Kalulu e Veiga nei duelli fisici, e la Juve è per la prima volta davvero scomposta. Ma è un momento breve. La Roma, invece di alzare i giri, abbassa il ritmo.
Il 4-4-2 si trasforma presto in un 5-4-1, con Shomurodov che scala sulla linea dei centrocampisti e la squadra che si compatta dietro. Al 61’, Ranieri opera due cambi conservativi: fuori Cristante ed El Shaarawy, dentro Paredes e Gourna-Douath. L’ultimo tiro della Roma arriverà poco prima, intorno al 60’.
4. Pressione controllata: la Roma difende, la Juve costruisce ma non punge
Da qui in poi la partita prende una direzione chiara. La Juventus ha il controllo del pallone, ma è una superiorità sterile grazie all'ottimo posizionamento della squadra giallorossa. I bianconeri concluderanno la ripresa con solo due tiri in porta: uno di McKennie e uno di Yildiz.
Nella ripresa, un azione simile a quella che ha portato prima al colpo di testa di Nico Gonzalez e successivamente al gol di Locatelli non si ripeterà. Anche i cambi (Koopmeiners, Cambiaso, Kolo Muani) non cambiano il tono dell’attacco. La Roma lascia campo ma non concede nulla negli ultimi 20-30 metri.

5. Gli ultimi minuti: il bunker tiene
La Roma difende con ordine. Ndicka e Mancini guidano una linea bassa ma sempre attenta. Svilar si conferma decisivo: 6 parate, un PSxG-GA di +0.9, ovvero un gol salvato oltre le attese. Il secondo tempo è una lezione di difesa posizionale.
I giallorossi chiudono con 7 duelli aerei vinti su 22 (31.8%), ma sopperiscono con disciplina e concentrazione. Il risultato non cambia più.
6. Considerazioni finali: la Roma detta il ritmo
Roma-Juventus è stata una partita "da analisi", più che da highlights. Un match che ha raccontato due filosofie:
- La Roma ha scelto l’efficienza: pochi rischi, pochi passaggi, ma occasioni pesanti. Una squadra che ha accettato di difendersi senza il pallone, ma che ha saputo capitalizzare. Forse poteva sfruttare di più la prima parte del secondo tempo dove stava mettendo in difficoltà la Juventus con il suo cambio tattico dove invece la paura di poter perdere ha prevalso sulla voglia di vincere potrebbe pesare alla fine di questa corsa per l' Europa che conta.
- La Juventus ha mostrato quanto possa essere pericolosa con i suoi nuovi princìpi di gioco. Fluidità, aggressione alta, verticalità nei passaggi. Ma contro una Roma così ordinata e che è riuscita a sfruttare la difficoltà della Juventus a creare negli ultimi metri di campo era difficile trovare il bandolo della matassa .
🎙 Due notizie dalla partita:
✅ La Roma sa soffrire con maturità. Ranieri ha costruito un sistema solido, capace di piegarsi ma non spezzarsi. I dati difensivi parlano chiaro: questa è una squadra che ha identità.
❗ La Juventus è in costruzione, ma la Roma le ha imposto il proprio ritmo. Pur con più possesso, più tiri, e una manovra fluida, la Juve non è riuscita a mettere al tappeto una Roma che ha scelto il campo e il tempo della battaglia.
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