Derby di Roma: Radiografia Tattica di un Pareggio che Dice Molto
Il derby di Roma del 13 aprile 2025 si chiude sull’1-1, ma dietro il punteggio c’è molto di più: un’analisi tattica approfondita delle difficoltà offensive della Roma, del pressing mirato della Lazio e delle prestazioni decisive di Svilar e Soulé. Un pareggio che lascia aperti molti interrogativi.

Il risultato del Derby di Roma lascia entrambe le squadre con rimpianti e interrogativi. La stracittadina della capitale non è mai una partita come le altre, e questa ultima edizione ha ribadito, ancora una volta, quanto il calcio sia spesso una lotteria di dettagli, episodi e interpretazioni tattiche. Dietro il punteggio, però, si celano dinamiche profonde che meritano una lente d’ingrandimento: l’analisi di questa sfida offre spunti preziosi per capire le forze e le debolezze che attraversano Roma e Lazio, due squadre che hanno dato tutto, seppur con modalità e intensità differenti.
Il Racconto della Gara: Equilibrio, Paura e Genio
Se il risultato non ha sorriso né all’una né all’altra, è perché il campo ha visto due squadre alle prese con una tensione agonistica che ha spesso congelato le idee e irrigidito le trame di gioco. La Lazio, carica di aspettative dopo l’amara uscita europea, ha aggredito il match con maggiore brillantezza e capacità di costruire occasioni pericolose, specie nella prima e nell’ultima parte della partita. La Roma, dal canto suo, ha sofferto – a tratti quasi imballata – ma ha saputo resistere grazie alle prodezze individuali. Una sfida che, tra i tanti temi, ha visto nella brillante prestazione di Mile Svilar tra i pali e nella giocata di talento di Matías Soulé le chiavi per tenere in vita le ambizioni giallorosse.
Difficoltà Croniche in Attacco
Il primo dato che balza agli occhi dall’analisi numerica è quello degli Expected Goals: appena 0,3 xG, una delle prestazioni più povere della stagione della Roma. La squadra ha tentato 9 conclusioni, delle quali solo 4 verso lo specchio, ma la qualità effettiva delle occasioni è stata scarsa: la distanza media dal tiro (18,5 metri) evidenzia l’impossibilità di costruire occasioni dentro l’area, costringendo i giallorossi a sperare nel colpo dalla distanza. Solo 12 tocchi in area avversaria dimostrano una sterilità offensiva che nasce da diversi fattori.
Problema di Fluidità e Coordinazione
La manovra romanista, già in apertura, si è rivelata compassata e prevedibile. Con Celik più bloccato a destra e Angeliño proiettato in avanti, l’ampiezza era affidata prevalentemente agli esterni, mentre Soulé e Pellegrini hanno faticato a trovare linee di passaggio interne. Spesso, la squadra si è affidata a verticalizzazioni forzate e a cross poco ispirati, con movimenti degli attaccanti raramente coordinati. Soulé, isolato a destra, ha dovuto spesso rinunciare a giocate interne, riducendo così le possibilità di sorprendere la retroguardia avversaria. La Roma sembrava quasi voler saltare passaggi centrali, scegliendo la via del cross come unica opzione, senza mai cercare profondità con inserimenti dal centrocampo.
La Scelta (Obbligata) del Cross
Sono stati 22 i cross tentati dalla Roma, un dato che racconta sia lo sbocco ricercato di default, sia la mancanza di fantasia negli ultimi sedici metri. Tuttavia, questi traversoni sono spesso finiti preda della difesa biancoceleste o sono stati indirizzati verso un’area poco popolata da uomini in maglia giallorossa. La sensazione era quella di un gioco che si spegneva al limite dell’area, senza veri sbocchi centrali o soluzioni dinamiche efficaci.

Una Retroguardia Sotto Pressione
La Roma ha concesso 7 tiri in porta e una quota di Post-Shot Expected Goals (PSxG) pari a 3,5, seconda peggior prestazione stagionale per quanto riguarda la qualità delle occasioni lasciate agli avversari. Questo dato fotografa una partita in cui la difesa ha ballato parecchio, soprattutto nel gestire le transizioni biancocelesti e le situazioni di palla inattiva. Nei duelli individuali la retroguardia è apparsa spesso fragile, incapace di garantire copertura efficace a chiusura delle linee centrali.
Super-Svilar e la Tenuta Agonistica
Se la squadra di Ranieri è uscita indenne dal derby, gran parte del merito va a Svilar: il portiere ha inciso con parate decisive, respingendo almeno tre nitide occasioni da gol e confermandosi il vero baluardo della Roma. Il differenziale tra PSxG concessi e gol subiti (+2,5) è un tributo diretto alle sue doti tra i pali, capace di tenere in partita i suoi in ogni momento di difficoltà.

Contrasti, Duelli e Lavoro Sporco
In fase di contenimento, la Roma ha alternato momenti di grande intensità (19 tackle messi a segno, quinta miglior performance stagionale) a periodi di affanno, specie nelle fasi in cui la Lazio riusciva a schiacciare i giallorossi nella propria metà campo. Buona la quantità di palloni spazzati (30 clearances), ma decisamente negativa la resa nei duelli aerei, vinti solo al 36,8%, sintomo di una sofferenza strutturale sulle palle alte.
Possesso Sterile e Passaggi Inefficaci
La Roma ha registrato appena 426 passaggi completati – quarto dato più basso della stagione – e un totale di 536 tocchi, segno di un possesso poco produttivo e raramente in grado di stabilire una reale superiorità territoriale. La manovra faticava ad avanzare, con solo 9 passaggi progressivi tentati, spesso neutralizzati dalla pressione portata dalla Lazio nelle zone nevralgiche della costruzione.
Il Pressing Avversario e la Mancanza di Sviluppi
La Lazio ha impostato una pressione mirata, chiudendo le linee di passaggio tra i reparti e inducendo la Roma a optare per lanci lunghi o giocate periferiche. La mancanza di verticalità e di combinazioni rapide nei corridoi centrali è stata la naturale conseguenza di questo scenario: i giallorossi non sono mai riusciti a rendersi imprevedibili o a cucire azioni di qualità tra le linee.
Il Recupero Palla: L’Altro Tallone d’Achille
Recuperi ai Minimi Storici
Un altro dato allarmante riguarda i recuperi: solo 24 palloni riconquistati durante il match, seconda peggior prestazione stagionale. Dopo ogni errore o azione imprecisa, la squadra faceva fatica a riorganizzarsi per impedire la ripartenza rapida degli avversari. La difficoltà nel riconquistare il possesso ha penalizzato ulteriormente la Roma, appesantendo la pressione subita in fase di non possesso.
Gli Spunti Offensivi della Lazio
La squadra di Baroni ha mostrato una maggiore capacità di arrivare in zona gol, alternando combinazioni sulla fascia (con i terzini costantemente in proiezione offensiva) a rotazioni dinamiche dei centrocampisti. Particolarmente incisivi i movimenti di Isaksen e Zaccagni, bravi a sfruttare gli spazi laterali e a creare superiorità numerica sulle corsie. I biancocelesti hanno prodotto numerose situazioni potenzialmente pericolose anche grazie a una migliore lettura degli inserimenti e alla qualità nei calci piazzati, arma che ha fruttato il gol del vantaggio di Romagnoli e altre due nitide occasioni.
Il Momento Soulé: Genio e Lampi di Speranza
La Roma, pur soffrendo, ha trovato nella giocata di Soulé dal limite dell’area la scintilla in grado di rimettere la partita in parità. L’argentino, spesso isolato sulla fascia destra, è riuscito a prendersi il centro della scena con una conclusione da antologia, mostrando come basti coinvolgerlo in zone più interne per spalancare nuove opportunità offensive ai giallorossi. Fuori dal contesto di squadra, la sua prestazione è stata una delle poche note liete di un attacco asfittico e mai realmente pericoloso.
Gestione dei Momenti e Scelte dalla Panchina
A partita in corso, Baroni ha provato a cambiare volto alla Lazio con l’ingresso di tutti gli avanzati disponibili – Dia, Pedro, Noslin e Belahyane – per dare freschezza e imprevedibilità, trovando subito alcune occasioni importanti. Ranieri, invece, ha cercato di dare più imprevedibilità con Baldanzi ed El Shaarawy nel finale, tentando di allargare il raggio delle soluzioni offensive, ma senza cambiare realmente il trend del match.
L’Ultima Fase: Occasioni Sprecate e Rimorsi
Nel concitato finale, la Lazio ha avuto due nitide palle gol – con Pedro e Noslin – che avrebbero potuto ribaltare il destino del derby. La Roma, invece, si è aggrappata all’ordine difensivo e alle parate ancora decisive di Svilar, portando a casa un punto che è sembrato più un’ancora di salvezza che una vetrina di espressione calcistica.
Conclusioni: Il Derby come Specchio di una Roma Incompiuta
Il Derby di Roma 2025 si chiude con una sensazione di incompiutezza, soprattutto per la squadra di Ranieri. La Roma ha confermato tutte le sue difficoltà offensive e strutturali, nascondendo le proprie crepe dietro la serata di grazia del portiere e il lampo di genio del suo miglior talento. I dati, impietosi, parlano di un attacco anemico, fragilità difensiva e capacità limitata di gestire i momenti chiave del match, dal possesso palla ai duelli – specie in aria. Se la Lazio può recriminare per le occasioni sprecate, la Roma dovrà riflettere sull’incapacità di proporre un modello offensivo coerente e sulla mancanza di soluzioni collettive che vadano oltre il singolo spunto.
L’aspetto più preoccupante rimane la cronica difficoltà a sviluppare gioco interno e a mantenere intensità nei recuperi e nei duelli fisici. Eppure, questo pareggio, ottenuto in condizioni di evidente sofferenza, mantiene viva la speranza per gli obiettivi stagionali giallorossi. A patto che si lavori, fin dalle prossime settimane, sulla costruzione di una squadra meno dipendente dai miracoli individuali e più solida nelle fondamenta tattiche.
Sintesi Finale
Il derby si rivela così uno specchio fedele: la Lazio convince per trame e intensità ma paga care le imprecisioni sotto porta; la Roma si salva con la resilienza ma resta un cantiere aperto, sospesa tra individualità salvifiche e limiti strutturali da colmare. Le prossime sfide diranno se questo equilibrio precario sarà solo un punto di passaggio o l’inizio di una nuova consapevolezza tattica.